Una nazione giovane con un passato recente da cui si sta risollevando a poco a poco. Una terra che al tempo stesso è anche antica e affascinante con una storia incantevole, testimoniata dai templi che lasciano a bocca aperta e da racconti a metà tra il mistico e il favoloso. Cambogia incredibilmente bella. Da scoprire con noi.
Cosa vedere in questo Paese? Sihanoukville, i templi e molto altro. Scopri i migliori luoghi da non perdere in Cambogia con una crociera Costa.
- Sihanoukville
- Ream National Park
- Tomnub Rolork
- Tempio Wat Leu
- Mercato Phsar Lurh
- Tempio Wat Kraom
- Golden Lion Monument
- Angkor e Angkor Wat
- Siem Reap
- Tonlé Sap
- Phnom Penh
- Battambang
- Kampot
- Mondulkiri
- Mekong Discovery Trail
Sihanoukville
Ream National Park
Tomnub Rolork
Tempio Wat Leu
Mercato Phsar Lurh
Tempio Wat Kraom
Golden Lion Monument
Angkor e Angkor Wat
Basterebbe dire che sulla bandiera della Cambogia troneggia la sagoma di Angkor Wat per far capire quanto sia importante il ruolo di questo complesso architettonico spettacolare e totalizzante, simbolo della storia e dell’arte del popolo Khmer. E non solo: è anche la tappa inevitabile e principale di ogni percorso turistico in Cambogia. Un po’ come se l’Italia aggiungesse al centro della sua bandiera il Colosseo oppure la Torre di Pisa. Ma in questo caso si tratta dell’unico approdo fondamentale. In tutta l’area, circondata da foreste e risaie, non lontano da Seam Reap, sono numerosi i complessi monumentali che ospitarono la civiltà Khmer tra l’800 e il 1400. E si tratta davvero di una serie di meraviglie straordinarie. Anghkor Thom è la grande città del XII secolo circondata dal muro e dal fossato di difesa, con cinque porte presidiate da lunghe file di statue che simboleggiano spiriti e demoni.
All’interno troviamo il tempio di Bayon, caratterizzato da 5 altissime torri la cui facciata è impreziosita da più di 200 enormi volti di divinità con lo stesso sorriso enigmatico. E in ogni galleria che collega una torre all’altra, i bassorilievi raccontano battaglie con guerrieri in assetto da guerra, elefanti e cavalli nella foresta e con tanti animali. Ci sono poi le scene di vita quotidiana con il combattimento dei galli, i banchetti, il mercato, le danze sensuali. Parliamo quindi di rovine che trasmettono un’inconsueta vitalità. Si può anche circolare intorno in sella a un elefante e poi percorrere proprio la terrazza degli elefanti, il sentiero rialzato dove si spicca la terrazza del re lebbroso, statua senza testa in mezzo a rappresentazioni di divinità e serpenti a più teste.
Il palazzo reale è il Phimeanakas, grandioso edificio riferito alla leggenda di un serpente che apparve al re in forma di una donna. Poco più là sorge Ta Prohm, tempio dedicato a Brahma che vi sarà capitato di riconoscere nel film Thomb Raider con Angelina Jolie. Un dato fa capire la maestosità del luogo e quanto fosse ritenuto importante all’epoca: erano ben 80 mila gli addetti alle pulizie che tenevano in ordine ogni angolo del palazzo. Quando fu abbandonato, la natura riprese possesso del monumento e giorno dopo giorno si sovrappose alle rovine. Ora è questo il suo punto di forza: il connubio inimitabile tra le piante cresciute in mezzo alle mura e il fascino delle antiche rovine ha reato un quadro da ammirare in tutto e per tutto.
Angkor Wat è una città tempio dedicata a Vishnu e al tempo stesso è la rappresentazione del mondo in cui viviamo come fosse un mandala. Procedendo verso la strada rialzata che porta all’ingresso, si intravedono dettagli impressionanti. Le cinque torri a forma di fiore di loto, ad esempio; rappresentano il monte Meru, sede degli dei, e svettando verso il cielo e riflettendo la loro immagine nelle acque del fossato che nell’allegoria è il cosmo. Al centro di Angkor Wat sorge il santuario principale, meta ultima di una lunga scalinata dove al posto di Vishnu è rappresentato Buddha.
Ogni statua è lavorata e intarsiata in ogni centimetro di superficie, oltre duemila bassorilievi arricchiscono il tempio rappresentando sensuali danzatrici. E nelle gallerie intorno, le balaustre a spirale rappresentano forse la sorpresa più intensa con la narrazione del Mahabharata, poema epico indù che si dipana lungo 600 metri nella rappresentazione di inferno, purgatorio e paradiso indù.
Siem Reap
Tonlé Sap
È il lago di acqua fresca più esteso di tutta l’Asia sud-orientale. Ospita tre villaggi di pescatori con lunghe imbarcazioni ormeggiate a riva. Chong Khneas è il borgo più frequentato mentre Kampong Phluk è il più grande. Qui gli edifici hanno un rialzamento fino al terzo piano che previene ogni rischio quando il lago esonda nella stagione delle piogge. Osservare queste zone dall’alto di una mongolfiera regala sensazioni uniche. Al tramonto, poi, i colori e le atmosfere completeranno il quadro e vi consentiranno di ammirare in estasi il sole che si abbassa sulla giungla.
Degno di nota il Museo delle Mine, realizzato dall’ex soldato bambino Aki Ra che ha raccolto gli ordigni inesplosi di oltre trent’anni di conflitti. Fu lui a disinnescare a mano molti di questi pericolosissimi aggeggi. A una cinquantina di chilometri dalla città passerete dal profano al sacro, ovvero salirete sulla montagna più sacra della Cambogia: il monte Kulen, ovvero Phnom Kulen. Vicino alle schiumanti cascate troverete anche il prezioso refrigerio che avrete certamente sognato nella calura di Siem Reap. In quest’area scorre anche il Fiume dalle Mille Lingue.
Phnom Penh
Capitale politica ed economica della Cambogia, due milioni di abitanti, un tempo conosciuta come la Perla dell’Asia. Fondata sulle sponde del fiume Mekong, è un grande porto fluviale e da qui si possono raggiungere altre destinazioni cambogiane. Custodisce tesori architettonici e, quarant’anni dopo, la sua gente sta iniziando a cancellare la memoria terribile del regime dei Khmer Rossi. Passeggiando per le sue strade si sfiorano moto, bici, venditori di schede telefoniche, di bottiglie di benzina o di ricariche per accendini, tavolini sui marciapiedi e botteghe che vendono dolci di latte di cocco e farina di riso. Tutto autentico, come le strade sporche e lo smog.
Il tempo del Wat Phnom si trova sull’unica collina della città. Luogo magico e simbolo religioso. Meno spirituale è il mercato vecchio di Phsar Chas, tripudio di colori, odori e rumori. Lungo il fiume Mekong si trovano le bancarelle di street food e questa via porta al palazzo Reale, massima rappresentazione del passato. Un complesso di nove edifici dove ancora oggi vive la famiglia reale. La Pagoda d’Argento è un mirabile esempio di architettura buddhista e deve il nome alle 5 mila piastrelle d’argento con cui è stato ricoperto il pavimento: al centro della sala campeggia la statua in oro di Buddha. Nel Museo Nazionale la storia parte da lontano, dall’epoca pre-angkoriana con un linguaggio estetico curiosamente simile a quello della Grecia classica, arrivato qui via India.
Battambang
Non lontano dal confine con la Thailandia, si estende la regione chiamata poeticamente “la ciotola di riso della Cambogia”. È la citta più grande dopo Phnom Penh ma è diversissima dalla capitale. Il tempo qui sembra realmente essersi fermato, la vita è ancorata alle tradizioni e ai ritmi di campagna. Del resto, non ci sono templi dorati e palazzi maestosi. Il fiume Sangker che lo attraversa non ha acque ripide e violente come il Mekong. Ma il fascino di Battambang sta proprio in questa sua semplicità. Il tempio più vicino è il Phnom Banan, per arrivare in cima alla collina che lo ospita bisogna salire i 359 ripidi gradini nella giungla.
Un’impresa non semplice, considerando il caldo afoso, ma necessaria per ammirare le cinque torri che ricordano quelle dell’Angkor Wat. Poco distante da qui ci si imbatte nel Bamboo train, un treno senza paragoni. Una specie di giostra per turisti che corre nelle campagne. Altro complesso di templi è quello del Phnom Sampeau dove si trovano anche le Killing Caves, le grotte dell’eccidio dove sono raccolte le migliaia di ossa delle vittime dei Khmner Rossi. Un Buddha dorato sorridente sorveglia gli scheletri, mentre nella vicina Bat cave ovviamente svolazzano milioni di pipistrelli: escono a stormi dalla grotta all’ora del tramonto.
Kampot
L’architettura coloniale francese si mescola alla bellezza della natura nella città famosa per il pepe. Anche in questa città portuale i segni della storia sono evidenti. Fu devastata dai Khmer Rossi che misero fine alla belle époque cambogiana, punto di ritrovo come nella vicina Kep dell’aristrocrazia locale. La città sta rinascendo nel mix di natura, storia e cucina raffinata. Regala scorci poetici ai visitatori, ammaliati dai locali lungo il fiume e dall’affollato mercato. Le dimore coloniali narrano storie indimenticate, come il museo che un tempo era residenza del governatore. Ma è possibile anche visitare una piantagione di pepe, spezia che da qui viene esportata in tutto il mondo.
Per gli amanti della natura è d’obbligo una visita al parco nazionale di Bokor: nella sua foresta si rifugiano leopardi, elefanti, gli orsi asiatici e il gibbone del berretto. Il clima è meno afoso che nel resto della Cambogia. Altra tappa consigliata, quella che conduce a Phnom Chhnork, collina di roccia calcarea sede del tempio dedicato al dio indiano Shiva costruito all’interno di una grotta molto suggestiva. Il cammino per visitarlo è impegnativo, così per un giusto riposo si può sostare a Kep, tranquilla cittadina coloniale affacciata sull’Oceano, creata dai francesi come luogo di villeggiatura.
Mondulkiri
La provincia di Mondulkiri è la meno abitata della Cambogia, inoltre la popolazione è principalmente dell’etnia Bunong. Partendo dalla cittadina si possono effettuare trekking meravigliosi nella jungla, con la possibilità di trascorrere una notte in un villaggio locale. Questo è il vero selvaggio Est cambogiano, una regione che climaticamente e culturalmente rappresenta un mondo a parte, terra di Bunong e dei loro nobili elefanti che vivono in un ambiente naturale. Il paesaggio presenta macchie di pini, colline erbose con valli dove soffia il vento e poi si aprono come d’incanto a foreste di giada e cascate nascoste. Ci sono orsi, leopardi e ovviamente elefanti come in nessun altro angolo della Cambogia.
Mondulkiri significa “dove si incontrano le colline” e il paesaggio è stupendo, la temperatura di notte si abbassa tra le vette che in media sono alte 800 metri. La caccia è ancora l’attività principale tra molte delle etnie minori che affiancano i Bunong. Nel futuro prossimo ci sono progetti per la costruzione di grandi riserve faunistiche e per iniziative legate al turismo sostenibile.
Mekong Discovery Trail
Fuori dai sentieri più battuti, il viaggio lungo il nuovo Mekong Discovery Trail rappresenta una grande attrazione. E la regione che si estende attraverso e intorno la meraviglia della Discovery Trail ospita ad esempio il delfino del Mekong, uno dei mammiferi maggiormente a rischio estinzione. Con questa rete di sentieri locali la Cambogia intende proteggere il suo fiume e tutto l’ecosistema, fauna e flora. Viaggiare lungo queste rotte presenta diverse opzioni, dai taxi alle moto, dai traghetti alle barche fino alle mountain bike.
La bicicletta è forse il modo migliore per assaporare al meglio questa esperienza, lontano dai percorsi più battuti, tanto che alcune piste devono ancora essere contrassegnate. Meglio allora pianificare il viaggio prima di avventurarsi, consultando mappe e guide disponibili. La città di Kratie come base di partenza offre l’opportunità di scoprirne l’architettura coloniale francese di questa zona famosa per il Krolan, un riso mescolato con cocco e fagioli cotti in steli di bambù.